Il feldmaresciallo Albert Kesselring venne catturato dagli alleati nel mese di maggio del 1945. I britannici, oltre a Crasemann che aveva portato avanti le operazioni coordinando l’azione sul territorio, lo ritenevano l’ideatore supremo delle rappresaglie. Il processo si basava sull’intenzionalità delle stragi: le rappresaglie non erano stati dei casi isolati ma che facevano parte di una vera e propria strategia del terrore in quanto si erano verificate nelle retrovie coinvolgendo indiscriminatamente civili e non lungo il fronte del conflitto.

Il capitolo riguardante il Padule viene preso in considerazione al processo di Venezia soprattutto grazie ad un primo documento redatto dal comandante della stazione dei carabinieri di Monsummano, maresciallo maggiore Giuseppe Vitale: è lui stesso a denunciare il barbaro eccidio di povera gente che, con l’assenso dello stesso comando militare tedesco, si era precedentemente rifugiata in padule, dove si sentiva più sicura. Vitale allega infine al documento le numerose testimonianze dei sopravvissuti che aveva raccolto. Gli atti istruttori americani si basarono anche su altre testimonianze, tra cui quella del Professor Aristide Benedetti prima combattente partigiano poi Sindaco a Ponte Buggianese.

Kesselring scortato al processo di Venezia (immagine messaggero.it)

Al termine del processo Albert Kesselring, processato per crimini di guerra tra cui l’eccidio delle Fosse Ardeatine, fu condannato alla pena di morte che dopo essere stata successivamente commutata in ergastolo, fu ridotta infine a 20 anni di prigione. Nel 1952, Kesselring fu graziato e rilasciato.

Peter Eduard Crasemann, coordinatore della rappresaglia, fu condannato a dieci anni di reclusione da un tribunale militare a Padova per il suo coinvolgimento nell’eccidio del Padule di Fucecchio. Morì in prigione nel 1950.

Joseph Strauch, l’ufficiale che eseguì l’ordine di sterminio, fu processato a Firenze e condannato a sei anni di prigione, ma fu rilasciato prima di scontare completamente la pena.

I testimoni d'accusa al processo di Padova contro Crasemann, maggio 1947. Da sinistra in alto: Oreste Silvestri, Gino Simoni, Elena Malfatti Settepassi, Aldo Settepassi, Giulia Poggi Banchieri. In basso: Guido Malucchi, Giulio Bini, Bruna Fagni Pratolini, Argentina Simoni, Anita Natali.
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